
Alcuni giovani attori della scuola del laboratorio di teatro del Liceo Carlo Lorenzini di Pescia, tenuto dalla professoressa Jula Bevilacqua, reciteranno frammenti tratti dalle opere di Clotilde Tambroni e ricuciti
Alcuni giovani attori della scuola del laboratorio di teatro del Liceo Carlo Lorenzini di Pescia, tenuto dalla professoressa Jula Bevilacqua, reciteranno frammenti tratti dalle opere di Clotilde Tambroni e ricuciti in forma di lezione-spettacolo dal curatore del volume – in prima presentazione nazionale – dal titolo CLOTILDE TAMBRONI, SCRITTI. L’ORAZIONE INAUGURALE, LE LETTERE A DIODATA SALUZZO ROERO E UN CARME (1792-1806), (a cura di Andrea Pellegrini), AREZZO, HELICON, 2026.
CLOTILDE TAMBRONI, SCRITTI. L’ORAZIONE INAUGURALE, LE LETTERE A DIODATA SALUZZO ROERO E UN CARME
Bologna, fra il Sette e l’Ottocento. Ascoltando di nascosto le lezioni che un locatario ex gesuita spagnolo impartisce ai suoi fratelli maschi, Clotilde Tambroni, la figlia di un cuoco e di una fittavola bolognesi, impara il greco antico e il latino mentre bada ai donneschi lavori di casa. E rivelato a quel Manuel Rodriguez Aponte tale segreto, diventa la sua prediletta. Così straordinaria e valente è la fanciulla da ottenere, prima donna nella storia del mondo e senza una laurea, la cattedra di Elementi di lingua greca all’Università. Poetessa arcadica col nome di Doriclea Sidonia e professora di letteratura celebre in tutta Europa, Clotilde comporrà alcuni carmi in greco, intratterrà carteggi con gli eruditi più illustri del suo tempo e, per difendere dal pragmatismo napoleonico imperiale le belle lettere, scriverà e reciterà presso l’Archiginnasio di Bologna l’Orazione inaugurale dell’Anno Accademico 1806: vero capolavoro dimenticato.