
Ad un certo punto, nella storia dell’Europa medievale, fanno il loro ingresso i giuristi. Sono studiosi, interpreti, scaltri inventori di un nuovo mondo basato sulla lettura di quello vecchio: l’Impero
Ad un certo punto, nella storia dell’Europa medievale, fanno il loro ingresso i giuristi. Sono studiosi, interpreti, scaltri inventori di un nuovo mondo basato sulla lettura di quello vecchio: l’Impero romano. Riscoprendo e glossando gli antichi libri di leggi romane, questi uomini di acume impareggiabile legittimano il potere con nuove formule, nuovi discorsi, nuove procedure. Imperatori, papi e re corrono incontro a questi nuovi sapienti, che donano ai loro protettori una formidabile “tecnologia di governo”. Da allora, Forza e Diritto sono le due facce della stessa medaglia, proprio come scrisse il filosofo Pascal: “Non potendo rendere forte ciò che è giusto, si è reso giusto ciò che è forte”. Eppure Forza e Diritto appaiono condensati in un’unica cosa: la parola, il linguaggio tecnico, la legge scritta, di cui i giuristi sono da sempre i Signori.